Copertina Opera - Una Testimonianza

L'Eco delle Mura

1991

A cura dell’ autore e di Anna Paola Zugni-Tauro

Testi: Sante Bortolami, Dino Coltro, Anna Paola Zugni-Tauro

Casa editrice: La Cittadella Edizioni

Anno: 1991

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Al di là dei movimenti romani e milanesi degli anni sessanta, che grande forza trainante hanno avuto dal punto di vista culturale, ho cercato di percorrere la mia strada completamente fuori da canali obbligati, per confrontarmi con il mondo intimista delle emozioni e dei ricordi in cui affondano le mie radici culturali.
Si delinea la tematica relativa all’inquinamento, con olii eseguiti negli anni settanta, raffigurati nel volume antologico «Una testimonianza» alle pag. 53-64: «Trullo spezzato», «Incontro d’amore», «Pesce inquinato», «Paesaggio con uccelli», «Uccelli sotto tiro».
La tematica ambientale è ora rappresentata con la perdita dell’equilibrio uomo – Natura, ora con la morte di un pesce inquinato: in tutte le opere l’equilibrio è rappresentato da un cerchio, una lente, da piatti che vengono ora minati ora rotti irrimediabilmente, a simboleggiare l’angoscia del presagio di morte della Natura e dell’uomo.
Dai frequenti viaggi al sud, svolgo lo studio di un paesaggio particolare: «Momenti nel sud», che comprende olii sulla Valle d’Itria, paesaggio di trulli calcinosi immersi in luci abbaglianti.
Dopo questa prima esperienza dei primi anni settanta, affronto un altro paesaggio, diverso e lontano per architettura ed etnia: « La Valle dei Mocheni» (TN), tabià (stalla, fienile, abitazione) immersi nel verde infinito delle montagne trentine.
Successivamente propongo un paesaggio istriano: «Bale d’Istria, la città di pietra» (Pola- Vu), dove il sibilare dei venti crea una veste irreale. Questi paesaggi rappresentano la volontà di un preciso recupero architettonico, storico ed emozionale, per l’aleggiare in essi di forme corrose dal tempo.
In un contesto di grande impegno artistico, agli inizi degli anni settanta, ho cercato lo spazio di una sperimentazione particolare fino a compenetrarmi in essa: la serigrafia.
Questa tecnica antichissima, conosciuta in Cina nel 2500 A. C. non è oggi usata da molti artisti; personalmente ho adottato questa tecnica, perché la trovo affine al mio modo di «fare» pittura.
Le prime grafiche da me stampate hanno soggetti e simbologie legate al cerchio, tra cui: «Moneta e fiore», «Nudo e piatto rotto», «Sognando un volo», «Memorie», «Trullo». Nel 1973 pubblico la cartella di grafica «Segni e immagini del tempo» e nel 1979 ((Figure del tempo» (mm 400 x 500), rimembranze dell’esperienza in Magna Grecia: Taranto, Metaponto, Policoro, Sibari, dove luce e colori aleggiano informe sospese e lievitanti.
Dopo sperimentazioni su carte e stampa in vario formato, sono approdato alla misura di mm 390 x 390 e su carta rosaspina pubblico le cartelle «Immagini della memoria» e «L’altra in stessa», quest’ultima dedicata alla donna, simbolo di vita, fino ad affrontare nel 1982 la tematica delle città murate venete, iniziata con Cittadella e conclusa nel 1990 con Monselice.
Ad un decennio dalla pubblicazione del volume antologico «UNA TESTIMONIANZA», presento questo volume che raccoglie tutte le opere grafiche svolte su: Cittadella, Marostica, Soave, Este, Monta gnana, Monselice.
Questo percorso artistico, frutto di dieci anni di ricerca è composto da 152 tavole suddivise tra le sei cittadelle e comprende: 76 disegni, 76 grafiche, 8 matrici bianco e nero, 8 matrici a colori per la descrizione tecnica del lavoro serigrafico.
Lo stimolo iniziale che mi ha spinto ad affrontare lo studio sulle cittadelle murate venete, è stata la realizzazione nel 1977 di un olio dal titolo: «Omaggio a Giorgione» (volume antologico, pag. 105) in cui inserisco alcuni elementi architettonici di Castelfranco Veneto.
Nella piena maturità artistica, questo lavoro di ricerca vuole essere la testimonianza di un intimo e solitario viaggio con le proprie emozioni, «annotando» mura, «merli», torrioni, pietre e personaggi che dal mondo onirico rivivono, tra realtà e fantasia… In un mondo oramai massificato, fatto di violenza sull’uomo e sulla Natura, questo mio soffermarmi nel racconto antico di visioni medioevali, vuole essere un percorso per scoprire la propria radice immersa nel tempo, per ritrovare la visione in cui la nebbia dei secoli si dirada, le pietre si arricchiscono e la memoria ritrova la libertà del pensiero che unisce
presente e passato, realtà e sogno.

Ho cercato di percorrere la mia strada completamente fuori da canali obbligati per confrontarmi con il mondo intimo delle emozioni e dei ricordi in cui affondano le mie radici culturali. Il mio viaggio di ricerca è un viaggio nello spazio e nel tempo.
L’incontro con la città murata. La pietra segnata dai paesaggi del Sud, dalla luce abbacinante che scava torno cambiato e vedo con occhi nuovi le mie pietre dimenticate, ritrovo l’eco di una storia, la mia storia, la storia della mia terra, segnata come le pietre delle città murate, è un viaggio nella luce violenta che scolpisce, un viaggio di ritorno a se stessi con una consapevolezza in più: il peso e la levità del proprio essere nello spazio e nel tempo. Lo stimolo iniziale che mi ha spinto ad affrontare lo studio sulle cittadelle murate venete è stata la realizzazione nel 1977 di un olio dal titolo “Omaggio a Giorgione” in cui inserisco alcuni elementi architettonici di Castelfranco Veneto.
Nella piena maturità artistica, questo lavoro di ricerca vuole essere la testimonianza di un intimo e solitario viaggio con le proprie emozioni, annodando mura, merli, torrioni, pietre e personaggi che nel mondo onirico rivivono. In un mondo ormai massificato, in una realtà violenta contro l’uomo e la Natura, questo mio soffermarmi nel racconto antico di visioni medievali vuole essere un percorso per scoprire la propria radice immersa nel tempo. Quando la nebbia dei secoli si dirada le pietre si arricchiscono e la memoria ritrova la libertà del pensiero che unisce presente e passato, realtà e sogno.
Mario De Poli

 

“[…] dietro quella città di pietra ci fu, incarnata come l’anima nel corpo, una città vivente […] dietro quelle mura medioevali innalzate, allargate, frantumate, rabberciate si cela una storia ricca e complessa, ci sono uomini vivi coi loro bisogni, forze in movimento, comunità che si formano e acquistano coscienza di sé, plasmando il loro spazio di vita e difendendo con alterna fortuna la loro autonomia […]. Le mura come somma di progetti, di scacchi, di conquiste, di sofferenze, di trionfi di quel nostro fratello maggiore che è l’uomo del medioevo. Le mura come deposito non esaurito di esperienze ancora degne di attenzione. E ben venga ogni iniziativa che ci aiuti a rammentarcelo. Anche quando, come nel caso di questa accurata e personalissima ricerca di Mario De Poli, è la gioia di una ritrovata sintonia col passato della propria terra, attraverso i mille segni che si annodano intorno alla storia delle nostre città murate, a sprigionare la libertà creativa e a guidare pazientemente la mano dell’artista”.
Sante Bortolami, Introduzione storica sul volume, L’Eco delle mura

La Cittadella Edizioni, 1991

 

“Le Goff definisce la città frontiera tra storia e natura, fra cultura e natura. Il tempo della città murata appare immutabile e gli edifici diventano in questo senso una scenografia che non cambia con il ritmo delle stagioni, oppure con il mutare della storia. E mi pare siano questi i caratteri colti da Mario De Poli nel suo pellegrinaggio d’amore e d’arte nelle città murate, così da essere trasformate in una iconografia della memoria collettiva della gente. La dinamica del suo montaggio pittorico ricrea l’antica favola dell’uomo cittadino, capace di riprodurre nelle forme architettoniche l’eternità di un paradiso perduto. Il suo è un lavoro sottile di ponderazione tra segno e colore, così che l’immagine non si smaglia in inutili invenzioni tecniche, ma resta compatta e vibrante fra storia e cultura, tra arte e realtà”.
Dino Coltro, Le città murate, memoria collettiva della gente in M. DE POLI, L’Eco delle mura

La Cittadella Edizioni, 1991

 

“De Poli si accosta con una frequentazione assidua alle sue amate città, le interroga ritraendone i dettagli con la matita, tratteggiando e ombreggiando […] punto di partenza di un imponente lavoro serigrafico”.
“…Un vecchio artigiano mi svelò le risorse di questo antichissimo procedimento che risale a 2500 anni prima di Cristo….”
“…Come gli antozoi madreporari lasciano i loro scheletri calcarei arborescenti nelle profondità marine, splendenti per la loro bellezza ed estratti con uno speciale attrezzo detto ingegno, così le nostre città, lasciano, sotto le onde del passato, una concrezione di simile valore e tinta : dal rosso “nobile” formato da “polipi bianchi”, al rosso cupo, al rosa pallidissimo. De Poli ha inventato un apposito strumento, ha adottato una tecnica rara per estrarre i suoi preziosi reperti da fondi marini della storia.”
Anna Paola Zugni Tauro, Sei città fortificate del Veneto, ossia la barriera corallina di Mario De Poli, in M. DE POLI, L’Eco delle mura

La Cittadella Edizioni, 1991

 

Nella piena maturità artistica, questo lavoro di ricerca vuole essere la testimonianza di un intimo e solitario viaggio con le proprie emozioni, annodando mura, merli, torrioni, pietre e personaggi che nel mondo onirico rivivono. In un mondo ormai massificato, in una realtà violenta contro l’uomo e la Natura, questo mio soffermarmi nel racconto antico di visioni medievali vuole essere un percorso per scoprire la propria radice immersa nel tempo. Quando la nebbia dei secoli si dirada le pietre si arricchiscono e la memoria ritrova la libertà del pensiero che unisce presente e passato, realtà e sogno.
Mario De Poli

 

“[…] dietro quella città di pietra ci fu, incarnata come l’anima nel corpo, una città vivente […] dietro quelle mura medioevali innalzate, allargate, frantumate, rabberciate si cela una storia ricca e complessa, ci sono uomini vivi coi loro bisogni, forze in movimento, comunità che si formano e acquistano coscienza di sé, plasmando il loro spazio di vita e difendendo con alterna fortuna la loro autonomia […]. Le mura come somma di progetti, di scacchi, di conquiste, di sofferenze, di trionfi di quel nostro fratello maggiore che è l’uomo del medioevo. Le mura come deposito non esaurito di esperienze ancora degne di attenzione. E ben venga ogni iniziativa che ci aiuti a rammentarcelo. Anche quando, come nel caso di questa accurata e personalissima ricerca di Mario De Poli, è la gioia di una ritrovata sintonia col passato della propria terra, attraverso i mille segni che si annodano intorno alla storia delle nostre città murate, a sprigionare la libertà creativa e a guidare pazientemente la mano dell’artista”.
Sante Bortolami, Introduzione storica sul volume, L’Eco delle mura

La Cittadella Edizioni, 1991