Le Pietre e il Mare, Rovigno e Valle d'Istria
2002
A cura di Rita Miglioranza
TESTI: Poesie di Angelo Lippo, Bino Rebellato, Paolo Ruffilli, Enzo Santese
CASA EDITRICE: La Cittadella Edizioni
ANNO: 2002
Le Pietre e il Mare - Le Opere
Le Pietre e il Mare - Olii e Disegni
“Nei dipinti di De Poli le pietre non più dimenticate possono tornare a vivere nel loro glorioso splendore”. Angelo Lippo
L’incontro con la pietra d’Istria e Dalmazia – la pietra e la memoria E’ ormai tempo di tornare. L’Artista-Ulisse porta con sé la pietra ritrovata alla fine del viaggio, una pietra levigata dal mare, una pietra-omphalos. Il ritorno alle origini è un rito che si compie, un rito che si consuma nel tempo dell’eterno divenire, accompagnato dalla melodia della risacca.
A colloquio con il mare l’Artista ritrova la voce della sua più intima identità: un Essere-Pietra segnato, eroso, levigato. Anche il dolore si fa leggero: è scavo benefico che toglie le asperità. Una pietra riportata sul lido dalla risacca, un essere finito proiettato su un orizzonte infinito, quello del mare. La catarsi dell’Artista passa attraverso l’esperienza della solitudine. Lontano da ogni luogo, egli può liberarsi dalle costrizioni e andare oltre il proprio essere nel tempo e nello spazio.
Lontano dai miei luoghi lontano da ogni luogo, assente in un paese che non so definire, simile a questo e del tutto diverso dove non sono mai stato.
Bino Rebellato, Lontano da ogni luogo (dalla raccolta “Non ho mai scritto il verso”, Rusconi, 1994)
Dalla ricerca di una felicità sentita che ci porta sul mare come i mitici argonauti, al relitto che giunge sul lido, un altare sulla costa tormentata, fino alla parola-pietra inseguita da una cava all’altra: la voce dei poeti accompagna come una colonna sonora l’esperienza umana e artistica di De Poli.
Argonauti dispersi in un mare di simulacri alla deriva, tesi a una felicità sentita nelle fole di poeti antichi,messaggi accartocciati in bottiglie opache colme di umori e invocazioni urlate al navigante fortunato.Sibila la memoria il nome d’eroi sconosciuti dipinti su chiglie di bastimenti radi.
Enzo Santese, “Ricerca”
Il relitto sul lido delle dune poggia sul fianco,inerte e gonfio. Lo sfascio dei legni dei ferri e delle funi non è fuori posto sulla costa tormentata. Ha un che di sacro, fermo nel tempo.E’ un altare su cui i gabbiani si lanciano stridendo.La lenta processione non si arresta:ognuno resta muto per un po’fisso nel vuoto.
Paolo Ruffilli, “Il relitto”
Inseguo da sempre viaggi silenti e prode erbose, e inseguendola tua forza così altera, pura,da una cava all’altra, lancio aquiloni di parole e di sogni. In ogni angolo un bagliore acceso scopro, e scoprendo sbircio fioriture di appunti, e traccio arcobaleni di appartenenze, identità di suoni familiari,nella luce che discorre oltre la soglia.
La tua unità è il suono degli angeli: un insieme vibrante che non dimentico,e le domeniche profumano d’incenso a narrarci vergini epitalami.
Angelo Lippo, “La pietra, la parola”
Mare, pietre … e la parola, da sempre strumento di comunione per chi sa mettersi in ascolto. Come il mare, anche la parola unisce e avvicina le pietre lontane. Dopo essere approdati grazie all’opera di Mario De Poli nei luoghi d’Istria e di Dalmazia è tempo di tornare. Con un tuffo dalla casa sulla spiaggia prendiamo il largo per il nostro viaggio di ritorno, un’ultima sosta sul bagnasciuga dei pensieri per tornare poi all’acqua della laguna di Venezia, un’acqua increspata dal vento leggero di maggio.
La casa sulla spiaggia è un trampolino, ultimo salto dalla terraferma. Venendo dalle dune si vedono le vele slittare via tra le colonne. Il mare invade a sera l’ultimo gradino e l’onda fa battere a rintocchi il tavolato. Padrone, dicono che sia un vecchio marinaio che, all’alba, da una botola si cala e prende il largo.
Paolo Ruffilli, “La casa sulla spiaggia”
Gabbiano di silenzi a lungo sosto sul bagnasciuga dei pensieri, mentre lo sciabordio delle onde epifanizza il rumore del vento, pronto a gridare nuove avventure .Il tuono rotola ormai lontano
e già indovino le smagliature sugli scogli, a ricordarmi il fluire d’un’ eco che si allontana nel buio. Qui vige una comunione d’altri tempi:i flutti tracciano parallele infinite sulle membra fino a ieri vilipese,e solo il tuo sorriso appartiene alla luce: l’improvviso segnale del cuore.
Angelo Lippo, “Sostando in riva al mare”
Scintillìo d’acqua increspata dal vento leggero di maggio, gli occhi e il mare parlano un verde addensato tra zigomi tondi come isole sulla laguna. Andiamo sorridendo di esperienze gustate d’un tratto, domani al primo albeggiare della fantasia più aperta ai capricci della varietà.
Enzo Santese, “Venezia 1° maggio”
“Gli occhi e il mare parlano”: è proprio nella nostra capacità di guardare, nei nostri occhi che risiede la novità dei luoghi.
“Il nostro viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre,
ma nell’avere nuovi occhi”
M. Proust
Emersi in fantastici giorni senza passato tutto diverso il nostro modo di vedere e immaginare come al termine del nostro lungo andare dentro figure vive del suono degli spazi.
Bino Rebellato, Emersi (tratta dalla raccolta “Mie non mie parole”, 1977)
ALLA FINE DEL VIAGGIO… La parola-pietra inseguita da una cava all’altra si fa altare sulla costa tormentata. Il fluire della risacca accompagna il rito: il tempo si ferma, un istante di eternità ritrovato nel grembo del tempo umano, si consuma il rito della memoria, la memoria-comunione che come il mare unisce e avvicina le pietre lontane, affacciate ieri come oggi su un’acqua increspata dal vento leggero di maggio. E’ un viaggio alla ricerca delle proprie pietredimenticate, del proprio silenzio-musica, delle proprie stagioni incastonate nel ritmo eterno della natura, dell’eco della propria storia segnata come le pietre delle città murate, è un viaggio nella luce abbacinante e violenta che scava e scolpisce, è il viaggio di ritorno a se stessi con una consapevolezza in più: il peso e la levità del proprio essere nello spazio e nel tempo. L’Artista-Ulisse torna diverso, con gli occhi nuovi di chi ha visto e ha imparato a guardare, con il silenzio della parola abusata che chiede solo di essere ascoltata, con il segno-cicatrice di chi ha compreso il valore della crescita come scavo, come erosione.
Cosa rimane nel viaggiatore dopo questa immersione nell’Essere-Pietra? La leggerezza di una sinfonia. Note, suoni della natura e la parola poetica che sovrasta di mille anni il silenzio.
Sonia Rossi