LEPIETREDIMENTICATE - Istria e Dalmazia
2000
A cura di: Rita Miglioranza
Testi: Angelo Lippo, Egidio Ivetic, Marino Budicin e Bruno Poropat
Casa editrice: La Cittadella Edizioni
Anno:2000
Le Pietre Dimenticate - Le Opere
Le Pietre Dimenticate - Olii e Disegni
Gli anni della mia fanciullezza sono legati ai ricordi del dopoguerra, quando erano ben visibili in ogni famiglia, i segni e le ferite che ogni guerra porta con sè. Scorrevano stagioni e anni di grandi sacrifici che coinvolgevano anche noi bambini, impegnati, dopo la mattinata scolastica nel lavoro dei campi. Conservo nella memoria le lunghe sere dei rigidi inverni, quando ci si ritrovava nella stalla a ‘far filo “: il tepore rinfocolava nell’immaginario collettivo le storie di vita vissuta o sognata dagli adulti che, noi ragazzi ascoltavamo con stupore e rispetto. Mio padre era un uomo severo che incuteva rispetto, tuttavia, nelle calde atmosfere dei ‘filo” riusciva a farmi rivivere, come ad un compagno di viaggio, il proprio vissuto da militare in Istria, in particolare nell’isola di Arbe, da cui tornò congedato nel 1943. La magia del suo racconto, così raro e quindi prezioso, mi accompagnava idealmente nella bellezza spontanea di quei luoghi: la luce mediterranea, il profumo dell’aria, il rosso colore della terra, il suono delle campane che s’insinuava al sibilo strisciante della bora… Ricordo di aver sempre avuto interesse per il disegno, penso però che l’amore dell’accostarsi alla poesia che ogni paesaggio può offrire, nasca in parte, dalle proprie radici e anche dalla magia delle parole che il racconto di un padre imprime nei “luoghi della memoria Verso la metà degli anni sessanta, feci i miei primi viaggi in Istria e Dalmazia che, successivamente, mi hanno portato ad un’analisi sempre più approfondita di questo paesaggio. Al crogiolo delle varie epoche, il paesaggio istriano e dalmata trova un comune denominatore nell’elemento pietra; il volume: “Lepietredimenticate” evoca la bellezza della pietra d’Istria di Rovigno, Arbe, Ragusa e Valle d’Istria, definita “la Città di pietra”, alle quali il sole e il silenzio del tempo hanno conferito una cromia argentea che, illuminata dall’azzurro del cielo, fonde nella visione la forma con il colore. La venezianità di ieri traspare nelle architetture, in un ideale cordone ombelicale che, oggi più che mai, unisce idealmente le due coste adriatiche. Una nuova primavera sta germinando in questa terra ricca di storia: l’augurio è di non perdere la “magia del silenzio” che consente di rispecchiarsi nel proprio paesaggio. Le radici di ogni uomo trovano linfa e vitalità nell’equilibrio che la sintonia con la natura esprime nel paesaggio: le stagioni creano un ‘percorso circolare” dove ieri è oggi e il domani sarà il frutto della propria testimonianza.
Mario De Poli
L’incontro con la pietra d’Istria e Dalmazia – la pietra non ascoltata Il tempo labile della memoria, il tempo della non coscienza, il tempo della pietradimenticata. Si approda sulla terra del non ascolto, del non ricordo: è una terra dove giacciono le nostre pietre abbandonate, i nostri dolori senza voce. E’ la terra del non tempo, della non parola. Qui l’Artista scalfisce la propria memoria e scorge le tracce del passato ormai sepolto.
Ritrova nel silenzio dell’ascolto il linguaggio perduto, le paroledimenticate. Un linguaggio primordiale, sostanziato di umanità. E ricorda, di nuovo. Rivive, oggi come ieri, quel lontano passato. Ritrova se stesso in un baluginare del ricordo, scaglie di mare che s’illuminano a distanza. Ma il mare è ancora lontano, la terra è ancora troppo aspra. E il viaggio verso se stessi non si è ancora compiuto.
Gli anni della mia fanciullezza sono legati ai ricordi del dopoguerra, quando erano ben visibili in ogni famiglia i segni e le ferite che ogni conflitto porta con sé. Conservo nella memoria le lunghe sere dei rigidi inverni, quando ci si ritrovava nella stalla a “far filò”: il tepore rinfocolava nell’immaginario collettivo le storie di vita vissuta o sognata dagli adulti che noi ragazzi ascoltavamo con stupore e rispetto.
Mio padre era un uomo severo, tuttavia nelle calde atmosfere dei filò riusciva a farmi rivivere, come ad un compagno di viaggio, il proprio vissuto da militare in Istria. La bellezza del suo racconto, così raro e quindi prezioso, mi accompagnava idealmente ad assaporare la bellezza spontanea di quei luoghi: la luce mediterranea, il profumo dell’aria, il rosso colore della terra, il suono delle campane che si mescolava al sibilo strisciante della bora…Ho sempre amato disegnare ma la passione per la poesia che ogni paesaggio può offrire nasce anche dalle parole che il racconto di un padre imprime nei “luoghi della memoria”.L’augurio è di non perdere la “magia del silenzio” che consente di rispecchiarsi nel proprio paesaggio.
Mario De Poli
Mario De Poli “Non si dipinge quel che si vede, ma quel che si riceve (De Stael)“ In effetti, De Poli non dipinge la Valle d’Istria così com’è, ossia la supera, pur narrandola, e la rende memorabile quando capta quella luce in divenire che è il suo substrato precipuo. Attraverso la metafora dell’immagine riesce a mostrare, per dirla con Hannah Arendt, ciò che non si può vedere ma può essere detto.
[…] La pietra è il nucleo narrante, lo spazio incommensurabile, la definizione di un colloquio che si anima di figure, di voci. Il paesaggio di De Poli è la scoperta del mutamento e profondità interiore. L’artista non si chiude nella memoria, ma espande i confini, spalanca le finestre ai venti della storia, e intuisce che al di là delle magie epocali insiste la necessità di un cammino, di un attraversamento che sappia rinverdire quelle esistenze e tramandarle ai posteri”.
Angelo Lippo, Umanesimo e poesia della “pietra” nella pittura di Mario De Poli – Lepietredimenticate – La Cittadella Edizioni 2000
Dalla plasticità dell’architettura nella cinta muraria che rappresenta il tempo finito degli eventi umani (chiuso entro limiti mortali) all’ineffabile che la musica esprime (arte leggera che aspira all’infinito, all’eterno), l’Artista giunge a scoprire nel valore plastico e musicale della parola la sola arte in grado di comunicare con il suo essere nello spazio (cinta muraria) e nel tempo (ritmo musicale delle stagioni). Ma prima della scoperta finale serve una pausa ed è appunto in questo silenzio che la “pietradimenticata” torna a “parlare”, a dire l’inesprimibile verità che l’Artista coglie alla fine del viaggio.
La Pietradimenticata diventa Pietraritrovata. Sul lido della memoria la voce della pietradimenticata recupera il proprio significato. Il viaggio verso la conoscenza è scavo dentro il proprio essere nel tempo che porta al recupero di se stessi.
[…] Mio padre era un uomo severo, tuttavia nelle calde atmosfere dei filò riusciva a farmi rivivere, come ad un compagno di viaggio, il proprio vissuto da militare in Istria. La bellezza del suo racconto, così raro e quindi prezioso, mi accompagnava idealmente ad assaporare la bellezza spontanea di quei luoghi: la luce mediterranea, il profumo dell’aria, il rosso colore della terra, il suono delle campane che si mescolava al sibilo strisciante della bora…Ho sempre amato disegnare ma la passione per la poesia che ogni paesaggio può offrire nasce anche dalle parole che il racconto di un padre imprime nei “luoghi della memoria”. L’augurio è di non perdere la “magia del silenzio” che consente di rispecchiarsi nel proprio paesaggio.
Mario De Poli